Ottima la prima teatrale all’Alfieri di Torino de “Il padre della sposa”.

Momenti esilaranti che si sono interposti tra allegria e romanticismo su un testo che rimarrà sempre attuale e farà riflettere sulle varie sfaccettature di quel tema di vita chiamato amore. Il pubblico torinese è accorso numeroso al Teatro Alfieri di Torino per assistere alla prima della commedia brillante “Il padre della sposa” di Carolina Francke, la regia di Gianluca Guidi, la produzione di Francesco Bellomo e l’interpretazione di Gianfranco Jannuzzo, Barbara De Rossi, Martina Difonte, Roberto M. Jannone, Marcella Lattuca, Lucandrea Martinelli, Gaetano Aronica. Fin dalla vigilia c’erano tutti i presupposti per una prima serata di grande impatto artistico e, come da attese, tutto è risultato come previsto. D’altra parte, la garanzia degli attori era tale da potere scommettere in un successo ancor prima di cominciare. Giovanni e Michelle sono una coppia sposata da 30 anni. Il loro rapporto è fondato su due tipi di amore: quello reciproco che li vede complici e ironici, e quello per la figlia Alice che inconsciamente non smettono di vederla ancora come una bambina, nonostante abbia ormai 20 anni. Il papà Giovanni, in particolare, farebbe qualunque cosa pur di viziare e vedere felice la ragazza, anche nel cucinare il suo piatto preferito rappresentato dai peperoni ripieni. Un papà assolutamente protettivo che cade nello sconforto non appena apprende dalla figlia che sta per sposarsi con Ludovico, il quale si presenta a casa per dichiarare il suo amore per Alice. Da qui ci si incammina verso tutta una serie di momenti esilaranti che, tuttavia, fanno pensare alla morale del testo, e cioè che l’amore vuol dire gelosia a tutti i livelli. I figli non sono il prolungamento dei genitori, ma coloro a cui questi hanno donato la vita. Dunque un tema attuale che lo era già nella notte dei tempi e che lo sarà per sempre in un adattamento teatrale in grado di esaltare la comicità dall’inizio alla fine. Il pubblico torinese ride, applaude, si diverte, pensa, e chissà se si rende più vicino a Giovanni per indole di padre geloso. La colonna sonora firmata dal regista Gianluca Guidi (figlio di Johnny Dorelli) è di quelle musiche che ti accompagnano delicatamente per tutto la durata della commedia ed è anche capace di risuonarti in testa anche dopo essere usciti dal teatro. Barbara De Rossi nella parte di Michelle è da tanti anni abituata ai ruoli comici che recita con consumata capacità, ottenendo risultati che risultano davvero di grande qualità. Gianfranco Jannuzzo, poi, lo abbiamo trovato in una particolare forma mentale che evidenzia non solo l’abituale eleganza e la consumata sicurezza di sé, ma anche quel senso di voglia strepitosa di ritornare a calcare i più importanti palcoscenici d’Italia, dopo il deprimente lungo periodo di lockdown dovuto alla pandemia di coronavirus. E’ un ritorno alla vita ma anche tra la sua gente, in un rapporto reciproco che lega Jannuzzo ai suoi fan in un legame indissolubile. E poi, come trascurare la bravura di Martina Difonte (Alice) che risulta simpatica, spigliata, piena di vita e talora pure romantica, in un personaggio da recitare che sembra davvero essere stato scritto apposta per lei. Bravo Martinelli (in arte Ludovico) che si dimostra persino padrone della scena quando gli tocca di affrontare Giovanni, il papà della sua amata Alice. Marcella Lattuca e Roberto Jannone che recitano la parte dei genitori di Ludovico, hanno anche loro un ruolo importante di scena quando si incontrano con i genitori di Alice. E c’è infine anche Gaetano Aronica che è capace di momenti di vera comicità, quando è chiamato in scena a recitare attraverso una lingua italo russa strampalatacon una mimica facciale che è impossibile non far crepare dalle risate. Insomma una serata di grande teatro per ricordarci il grande gusto della leggerezza che abbiamo talora trasformato in momenti di vita che ci hanno reso ansiosi. La compagnia di “Il padre della sposa” proseguirà la sua recitazione torinese fino a domenica 19 febbraio per poi proseguire nei teatri più prestigiosi d’Italia. Unultima annotazione negativa la dobbiamo fare al Teatro Alfieri, l’olimpo dell’arte e della cultura di Torino che avrebbe bisogno di urgenti lavori di ristrutturazione per rendere agevole il passaggio e i posti a sedere da parte degli spettatori, i quali hanno difficoltà ad avere un quadro ben visibile verso il palcoscenico.

Salvino Cavallaro                    

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